Parruccone multicolor bizzarre, poltrone design in stile rococò: questa è la visione del Matrimonio segreto di Cimarosa di Marco Castoldi, in arte Morgan, in scena in questi giorni al Teatro Filarmonico di Verona. La produzione, nata per il Teatro Coccia di Novara nel 2012, rispecchia l’eclettismo dell’artista, i suoi gusti e la sua eccentricità. C’è in questo Matrimonio il punk rock, il cinema fantasmagorico e iperbolico di Tim Burton, con qualche spruzzata della Sofia Coppola di “Marie Antoinette”, nella visione di questo Settecento “glam rock”, impreziosito dai costumi di Giuseppe Magistro. Le minimali scene di Patrizia Bocconi fanno da cornice all’azione scenica, delineata in maniera lineare ed incisiva dalla mano di Catia Pongiluppi, responsabile della ripresa dello spettacolo.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Il cast radunato per l’occasione era costituito da giovani cantanti, freschi, giovani e perfetti per dare dinamicità allo spettacolo.

Bene Salvatore Salvaggio nei panni del Signor Geronimo, il quale mette in evidenza una bella voce baritonale, assolutamente adatta ai ruoli del Buffo, tuttavia risultando ancora un po’ acerbo dal punto di vista interpretativo, risultando poco spontaneo nei tratti più ironici del personaggio.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Rosanna Lo Greco possiede una vocalità di soprano lirico puro in grado di piegarsi però alle caratteristiche di un personalità da soubrette come quella di Elisetta, contraddistinguendosi per la scioltezza e morbidezza della linea e la presenza scenica assolutamente disinvolta.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Alessandro Abis nei panni del Conte Robinson sciorina canto sicuro e soprattutto una verve che lo rende interprete vario e dinamico e che ci fa intravedere in lui un futuro da mozartiano di razza.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Matteo Mezzaro dona a Paolino uno spessore raro grazie alla sua vocalità di tenore lirico pieno, onorando tuttavia il delicato belcantismo del ruolo con suono ben tornito e virile, dimostrandoci la parentela di questo personaggio con gli “amorosi” del primo Ottocento.

Irresistibile la Fidalma di Irene Molinari, impagabile nella resa di questa Zia “milf”, appassionata di bondage e pronta a lottare anima e corpo per togliere il fidanzato alla nipote. La Molinari ne fa un personaggio da incorniciare grazie anche alla resa vocale sapida e sapiente che rende l’aria del I atto “E’ vero che in casa” uno dei momenti topici della rappresentazione.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Incantevole la Carolina di Veronica Granatiero, voce limpidissima e sfavillante, in grado di dare corpo sia agli slanci brillanti che a quelli più languidi e patetici, mostrando oltre che agilità precise e ben snocciolate, anche un canto spianato di suggestivo effetto.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Accuratissima la concertazione di Alessandro Bonato alla guida dell’Orchestra dell’Arena di Verona, capace di illuminare i preziosismi di una partitura che è un capolavoro talvolta troppo sottovalutato. Avremmo desiderato tuttavia una ricerca di un ritmo teatrale più serrato, poiché un’opera come questa richiede una spinta vitale che coinvolga nel gioco dell’azione anche l’orchestra.

Al termine un calorosissimo successo per tutti i protagonisti.

Francesco Lodola

Verona, 27 ottobre 2019

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